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Vista la quantità e le tipologie svariate di specie di pesci già nell'antichità si pensò di creare e modificare le imbarcazioni da pesca in base alle esigenze dei pescatori ma soprattutto del pescato, si cercava così di recuperare più spazio possibile all'interno, montare delle strutture amovibili per il calo delle attrezzature, di sistemare grandi lampare per attirare durante la notte le prede, di collocare degli alberi su cui posizionare degli avvistatori. In questa pagina cercheremo così di analizzare le fasi costruttive delle imbarcazioni dello Stretto e l'evoluzione che negli anni le stesse hanno subito.
La prima modifica che non risalta molto all'occhio ma che troverete su tutte le imbarcazioni è la collocazione dei "carini" che potrete trovare simmetricamente sulla chiglia (asse centrale longitudinale collocata nella parte più bassa che percorre la barca da poppa a prua) di quasi tutte le imbarcazioni di media e piccola taglia sia di legno che di vetroresina sulle coste dello Stretto; si tratta di due grandi assi di legno duro distanziati da tasselli gradualmente ridotti per tutta la lunghezza dell'imbarcazione, tale modifica risulterà molto utile per il varo e l'alaggio delle stesse in quanto saranno ben appoggiate mantenendo così la barca alzata sui supporti di alaggio e varo (meglio conosciuti in queste zone come "falanghe") anche in condizione di mare grosso. Tale modifica porterà ad un calo di velocità dell'imbarcazione pertanto la stessa verrà usata per tipi di pesca a fondo o traina e per tutte quelle attività che non richiedono molta velocità ai motori.
LE BARCHE USATE NELLO STRETTO